Guido Jung
Guido Jung | |
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Ministro delle finanze e del tesoro | |
Durata mandato | 11 febbraio 1944 – 17 aprile 1944 |
Presidente | Pietro Badoglio |
Predecessore | Domenico Bartolini |
Successore | Quinto Quintieri |
Durata mandato | 20 luglio 1932 – 24 gennaio 1935 |
Presidente | Benito Mussolini |
Predecessore | Antonio Mosconi |
Successore | Paolo Thaon di Revel |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII, XXVIII, XIX |
Coalizione | Lista Nazionale |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista |
Professione | industriale |
Guido Jung (Palermo, 2 febbraio 1876 – Palermo, 27 dicembre 1949) è stato un imprenditore e politico italiano, fondatore dell'IRI e ministro delle finanze nei governi Mussolini e Badoglio.
Biografia
Di origini ebraiche, nacque in una famiglia benestante: il padre era titolare di un'azienda specializzata nella produzione ed esportazione di frutta secca ed agrumi; lo zio Giuseppe Jung era professore di matematica al Politecnico di Milano.[1][2] Giovane iniziò a gestirla e nel 1906, dopo essere stato censore della Cassa centrale di risparmio di Palermo, venne nominato "Cavaliere della Corona italiana" dal re Vittorio Emanuele III: nel 1913 divenne nominalmente presidente della ditta Fratelli Jung.
Volontario di guerra
Nel 1914 entrò in politica con i nazionalisti. Una volta scoppiato il primo conflitto mondiale Jung, che aveva idee nazionaliste, partì per il fronte come volontario da ufficiale. Conquistò tre medaglie d'argento al valor militare e la promozione a capitano. Nel settembre 1918 fu inviato al comitato interalleato a Parigi.[3]
Terminata la guerra prese parte a numerose conferenze per la pace tra cui la Commissione finanziaria presso la delegazione italiana alla conferenza che diede forma al trattato di Versailles, che tuttavia non lo soddisfecero in quanto, a suo dire, l'Italia aveva ricevuto meno di quanto avesse meritato (vittoria mutilata): tale pensiero trovava sponda nel fascismo, di cui Jung fu un sostenitore tra i primi.
L'adesione al fascismo
Infatti già nel 1922 aderì al Partito Nazionale Fascista, e divenne collaboratore del ministro delle finanze del governo Mussolini Alberto De Stefani. Nel febbraio 1924 fu nominato commissario governativo per la liquidazione dei beni requisiti.
Nell'aprile 1924 venne eletto deputato con il Listone Mussolini in Sicilia, e in quegli anni fu sostenitore dell'attività del prefetto Cesare Mori. Ricevette numerosi incarichi economici, tra cui quello di presidente dell'INE (Istituto Nazionale per l'Esportazione), che guidò dal 1927 al 1932. In questa veste fu oggetto di alcune accuse di conflitto d'interessi (alcuni commercianti di Palermo scrissero a Galeazzo Ciano che egli approfittava della sua carica per aiutare le sue aziende) e nel 1928 presentò al Duce le dimissioni, che tuttavia furono respinte.[senza fonte] Fu riconfermato alla Camera con il PNF nel 1929[4]. Nel dicembre 1931 fu nominato da Mussolini presidente della Sofindit.
Ministro delle finanze e l'IRI
Nel luglio 1932 entrò nel governo Mussolini in qualità di Ministro delle finanze. In questa veste ridusse le spese militari dal 32% al 25% e aumentò invece i fondi destinati alle costruzioni di grandi opere pubbliche e nel gennaio del 1933 fu, con Alberto Beneduce, tra i promotori della nascita dell'IRI, di cui fu un convinto fautore. Nel maggio del 1933 si recò negli USA per incontrare il presidente Franklin Roosevelt per approfondire l'argomento Securities Act (che avrebbe poi dato vita al registro SEC) [5].
Nel 1934 era stato ancora confermato deputato alla Camera.
A fine 1934 entrò in contrasto con Beneduce e la politica dello Stato imprenditore portata avanti da Mussolini, credendo che lo Stato non potesse sostituirsi completamente al mercato; per questo nel gennaio 1935 Jung venne esautorato dall'incarico ministeriale dal duce che gli preferì Paolo Thaon di Revel.
Nell'ottobre dello stesso anno partì, nonostante l'età, volontario per la guerra d'Etiopia come tenente colonnello,nel 12º reggimento di artiglieria mobile, dove ottenne ancora una medaglia d'argento al V.M.
Le leggi razziali
Dal 1938, con l'approvazione delle leggi razziali, benché da anni dissociato dalla comunità israelita, fu allontanato dai suoi incarichi[6]. Restò deputato fino al marzo 1939 e in giugno la sua azienda palermitana fallì, e quell'anno posto in congedo dall'esercito.
Ministro nel governo Badoglio
Dopo l'8 settembre 1943 abbandonò definitivamente il fascismo e si mise a disposizione del governo alleato in Sicilia che lo trasferì a Brindisi dove il generale Badoglio si era trasferito con il suo governo. Collaborò così col governo Badoglio I, di cui fu dal novembre sottosegretario alle finanze e dall'11 febbraio 1944 ministro delle finanze e ad interim degli scambi e valute,[7] fino al 22 aprile 1944.
Non confermato nel secondo governo Badoglio nell'aprile 1944, Jung ottenne di tornare in prima linea e fu aggregato al Gruppo di Combattimento "Folgore". Alla fine della guerra si ritirò a vita privata a Palermo, accettando nel 1947 la nomina nel consiglio generale del neo costituito Istituto nazionale per il commercio estero.
Morì a causa di un infarto mentre stava scrivendo a macchina.
Onorificenze
Note
- ^ Angelo Battilocchi, Inventario delle Carte Jung (PDF), in Quaderni dell'Archivio storico, vol. 1, Banca d'Italia, Febbraio 2010, p. 93. URL consultato il 25 giugno 2020.
- ^ Roberta Raspagliesi, Guido Jung. Imprenditore ebreo e ministro fascista, FrancoAngeli, 2012, p. 27.
- ^ Dizionario Biografico Treccani
- ^ Sito della Camera
- ^ Jung sbarca a New York per incontrasi con Roosevelt, Giornale Luce.
- ^ «La “discriminazione” in verità fu concessa a Jung per le quattro medaglie d’argento guadagnate durante la prima guerra mondiale. I rapporti della polizia politica del tempo riportano che da molti anni si era dissociato dalla comunità israelitica e che dopo il varo delle leggi razziste “come un perfetto e disciplinato fascista” approvò pubblicamente senza riserve i nuovi ordinamenti del regime ma ciononostante con suo vivo disappunto nel 1939 per motivi razziali fu posto in congedo assoluto e cancellato dai ruoli dell’Esercito italiano»: Salvatore Mazzamuto, Tullio Ascarelli e Piero Calamandrei. Contrappunto novecentesco, Università Suor Orsola Benincasa, Annali, 6/2020, nota 215, p. 210.
- ^ Sito del Senato
Bibliografia
- Nicola De Ianni, Il ministro soldato. Vita di Guido Jung, Rubbettino, 2009
- Roberta Raspagliesi, Guido Jung. Imprenditore ebreo e ministro fascista, Franco Angeli, 2012
- Angelo Battilocchi, Quaderni dell'Archivio storico. Inventario delle Carte Jung, Roma, Banca d’Italia, 2010
Voci correlate
- Governo Badoglio I
- Governo Mussolini
- Leggi razziali fasciste
- Ministri delle finanze del Regno d'Italia
- Ministri del tesoro del Regno d'Italia
- Palazzo Jung
Altri progetti
Altri progetti
- Wikimedia Commons
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Guido Jung
Collegamenti esterni
- Jung, Guido, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- JUNG, Guido, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.
- Enzo Piscitelli, JUNG, Guido, in Enciclopedia Italiana, II Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949.
- JUNG, Guido, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
- Nicola De Ianni, JUNG, Guido, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 62, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
- Guido Jung, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- GUIDO JUNG, IMPRENDITORE: MINISTRO, EBREO FASCISTA Archiviato il 10 marzo 2018 in Internet Archive. su ISPEE URL visitato il 27/11/2016
- I grandi fascisti ebrei.
Predecessore | Ministro delle finanze del Regno d'Italia | Successore |
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Antonio Mosconi | 20 luglio 1932 - 17 gennaio 1935 | Paolo Thaon di Revel |
Ministro del tesoro del Regno d'Italia | ||
20 luglio 1932 - 17 gennaio 1935 |
Predecessore | Ministro delle finanze del Regno d'Italia | Successore |
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Domenico Bartolini | 11 febbraio 1944 - 17 aprile 1944 | Quinto Quintieri |
Ministro del tesoro del Regno d'Italia | ||
11 febbraio 1944 - 17 aprile 1944 | ||
Predecessore | Ministro per gli Scambi e le Valute del Regno d'Italia | Successore |
Giovanni Acanfora | 11 febbraio 1944 - 17 aprile 1944 | ministero abolito |
V · D · M | ||
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Capo del governo e Duce del Fascismo | Benito Mussolini | |
Ministro dell'aeronautica (dal 1925) | Mussolini · Italo Balbo · Mussolini | |
Ministro degli affari esteri | Mussolini · Dino Grandi · Galeazzo Ciano | |
Ministro dell'agricoltura (soppresso nel 1923) | Giuseppe De Capitani d'Arzago | |
Ministro dell'agricoltura e foreste (dal 1929) | Giacomo Acerbo · Edmondo Rossoni · Giuseppe Tassinari · Carlo Pareschi | |
Ministro delle colonie (soppresso nel 1937) | Luigi Federzoni · Mussolini · Pietro Lanza di Scalea · Emilio De Bono · Alessandro Lessona | |
Ministro dell'Africa Italiana (dal 1937) | Alessandro Lessona · Mussolini · Attilio Teruzzi | |
Ministro delle comunicazioni (dal 1924) | Costanzo Ciano · Umberto Puppini · Antonio Stefano Benni · Giovanni Host-Venturi · Vittorio Cini · Giuseppe Peverelli | |
Ministro delle corporazioni (dal 1926) | Mussolini · Giuseppe Bottai · Ferruccio Lantini · Renato Ricci · Carlo Tiengo · Tullio Cianetti | |
Ministro della cultura popolare (dal 1937) | Dino Alfieri · Alessandro Pavolini · Gaetano Polverelli | |
Ministro dell'interno | Mussolini · Luigi Federzoni | |
Ministro dell'Economia nazionale | Orso Mario Corbino · Cesare Nava · Giuseppe Belluzzo · Alessandro Martelli | |
Ministro dell'Educazione nazionale | Balbino Giuliano · Francesco Ercole · Cesare Maria De Vecchi · Giuseppe Bottai · Carlo Alberto Biggini | |
Ministro delle Finanze | Alberto de' Stefani · Giuseppe Volpi · Antonio Mosconi · Guido Jung · Paolo Thaon di Revel · Giacomo Acerbo | |
Ministro della Giustizia e Affari di culto | Aldo Oviglio · Alfredo Rocco · Pietro De Francisci · Arrigo Solmi · Dino Grandi · Alfredo De Marsico | |
Ministro dell'Industria e commercio | Teofilo Rossi | |
Ministro dei Lavori pubblici | Gabriello Carnazza · Gino Sarrocchi · Giovanni Giuriati · Mussolini · Michele Bianchi · Araldo di Crollalanza · Luigi Razza · Giuseppe Cobolli Gigli · Adelchi Serena · Giuseppe Gorla · Zenone Benini | |
Ministro della Guerra | Armando Diaz · Antonino Di Giorgio · Mussolini · Pietro Gazzera · Mussolini | |
Ministro del Lavoro e Previdenza sociale | Stefano Cavazzoni | |
Ministro delle Poste e telegrafi | Giovanni Antonio Colonna di Cesarò · Costanzo Ciano | |
Ministro della Produzione bellica (dal 6 febbraio 1943) | Carlo Favagrossa | |
Ministro della Pubblica istruzione | Giovanni Gentile · Alessandro Casati · Pietro Fedele · Giuseppe Belluzzo | |
Ministro degli Scambi e valute | Felice Guarneri · Raffaello Riccardi · Oreste Bonomi | |
Ministro della Stampa e propaganda | Galeazzo Ciano · Dino Alfieri | |
Ministro delle Terre liberate dal nemico (soppresso il 5 febbraio 1923) | Giovanni Giuriati | |
Ministro del Tesoro (accorpato alle Finanze il 31 dicembre 1922) | Vincenzo Tangorra · Alberto de' Stefani |
Controllo di autorità | VIAF (EN) 120280692 · ISNI (EN) 0000 0000 8336 9890 · SBN RAVV096589 · BAV 495/181940 · LCCN (EN) no2010120650 · GND (DE) 141026553 · BNF (FR) cb165526361 (data) · J9U (EN, HE) 987007519114805171 |
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